martedì 17 aprile 2018

Le nuove tecnologie fanno bene ai bimbi piccoli? Il 19 aprile a Rimini un interessante incontro per capirne di più.

Il titolo di questo post è alquanto banale e la questione è mal posta ma parto da un mio impellente vissuto attuale di mamma: a fine marzo il mio piccolo di poco più di 3 anni, durante un'avvilente settimana di virus intestinale, ha usufruito un po' più del solito dell'iPad che vede usare in casa dal fratello maggiore. Si tratta del cosiddetto "vantaggio secondario della malattia": stava così male che io, mamma, ho allentato un po' le briglie rispetto alla durata del divertimento con il suo videogioco preferito, anzi l'unico, a dire il vero, perché altri non ne conosce. Pareva l'unico modo per farlo sorridere e distrarre, quello. Non è stata una differenza abissale rispetto al solito ma a quanto pare è stata una differenza per lui molto significativa.

Morale della favola: quando è tornato in forma ha iniziato a chiedere l'iPad ancora di più, molto molto spesso: quando si svegliava dal riposino, quando lo andavo a prendere dall'asilo, prima di andare a letto...
Quel videogioco è diventato il suo primo e ultimo pensiero della giornata.
Il "no" della mamma motivo di scenate di rabbia mai viste prima.
Quel gatto rapidissimo dello schermo ha catturato la sua attenzione più di qualunque altra cosa, tanto da fargli simulare "la giocata" anche con altri oggetti ("scrollando" un piatto, ad esempio) o tanto da fargli ripetere certe frasi eccitate di sfida, durante momenti che nulla avevano a che fare con quel gioco.

Mi è apparso evidente che non tanto la nuova tecnologia in sé e per sé quanto che cosa della nuova tecnologia si utilizza e come lo si fa hanno un peso enorme sullo sviluppo (cognitivo, emotivo, sociale...) della fascia 0-6 anni. Perché non si tratta soltanto del potere della novità che crea dipendenza (come la crea la cioccolata); si tratta di un linguaggio che ha una velocità il più delle volte esagerata per un bambino piccolo che ha invece bisogno della lentezza di zavalloniana memoria e della possibilità non solo di vedere ma anche e soprattutto di immaginare. Ci ha fatto riflettere su questo e tanto altro il neuroscienziato Alberto Oliverio, a Rimini, il 21 febbraio scorso, durante una serata dal titolo "Cervello e nuove tecnologie: cosa succede nella fascia 0-6 anni".  Il Prof. Oliverio è autore di un testo che indaga la neuropedagogia dall'infanzia alla vecchiaia, un testo dal titolo eloquente: "Il cervello che impara"

E ci porterà le sue "riflessioni psicopedagogiche sull'infanzia virtuale" un esperto molto attivo sul tema, il medico e psicoterapeuta Alberto Pellai, giovedì 19 aprile a partire dalle ore 16, presso la Sala del Giudizio del Museo della Città di Rimini, in via Tonini. L'ingresso è libero.
Abbiamo organizzato l'incontro come Gruppo di Coordinamento Pedagogico Territoriale, insieme al Comune di Rimini: il tema è attuale anche rispetto ai servizi educativi per la prima infanzia, dove ancora i bambini sperimentano poco o per nulla le nuove tecnologie ma già da tempo serpeggia - in famiglie e operatori - la domanda sui pro e i contro, una domanda che esige un approfondimento attento, competente, maturo.

E spero come mamma di trovare una risposta per il mio 3enne in crisi da astinenza: per il momento alla domanda dell'iPad rispondo la verità, che "ci abbiamo giocato troppo e ci ha fatto venire male agli occhi e l'agitazione". Lui prova a dire "Poco poco, non troppo" ma, per il momento, resistiamo. Riprenderemo a fare esperienza di iPad quando avremo entrambi le idee più chiare sul tema.

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