giovedì 8 marzo 2018

A Francesca, Vittoria, Antonietta...E tutte le donne

Cara Francesca Fioretti, cara piccola Vittoria Astori, cara Antonietta Gargiulo,
care tutte voi donne che come me vivete in questo mondo,
in questi giorni siamo sgomente: siamo piene di dolore, morte, violenza.

Pare che la vita sfugga di mano, è evidente nel dramma
che la nostra convinzione di poter controllare tutto è solo un'illusione.
Ci sentiamo disarmate, impaurite, perse.



Forse solo attaccandoci alla vita possiamo in qualche modo reagire.
"Non sono mai stato tanto attaccato alla vita" diceva il poeta Giuseppe Ungaretti,
 nella poesia "Veglia" che raccontava un'allucinante esperienza di guerra.

Auguro a te, Francesca, che sento così vicina da mamma a mamma,
di trovare nell'attaccamento a tua figlia e, attraverso di lei, al compagno che con te l'ha generata,
il più grande motivo per riempire quell'immenso vuoto, senza negarlo,
provando a conviverci, pur con una fatica che non posso immaginare.

Auguro a te, piccola Vittoria, di trovare nell'attaccamento alla tua mamma
e a tutta la famiglia che hai intorno e alle figure buone che sul tuo percorso incontrerai,
il sorriso vero, quello che dà la forza e che trasmette
quel bene che tuo padre Davide sapeva regalare. 

Auguro a te, Antonietta, di trovare nell'attaccamento alla fede
una possibilità per andare avanti e vivere, avendo perso tanto
ma sperando un giorno di potere ritrovare le tue bambine senza l'angoscia del terrore.

Auguro a tutte noi donne, chiamate oggi o domani alla vita,
sotto il segno della gioia o della fatica,
di farci portatrici di quel coraggio e quello stupore
che serve a catturare del giorno e della notte la bellezza.

Perché è bellezza, la vita.
E ringrazio la donna più importante della mia vita,
la mia mamma Giovanna, che mi ha insegnato a gustarla, questa bellezza, sempre.

Come in questo prato di campagna,
dove le margherite trovano il coraggio di aprirsi al sole,
sull'erba affaticata, rimasta a lungo sotto la neve.


giovedì 1 marzo 2018

Filastrocca sulla neve

Come sei limpida, neve: 
non sei acqua ma ti si beve.  



Io ti guardo dalla finestra:  
i tuoi fiocchi, come una giostra, 
mi fan quasi girar la testa
e il mio cuore è tutto in festa. 

I grandi dicono che non stai bene in città 
ma per noi bambini sei una gioia, si sa. 
E piano piano li convinciamo 
a far pallate o a scuotere un ramo 
per sentirti addosso tra le nostre risate 
e ricordarci di addolcir le giornate. 

Come sei magica, neve: 
cadi ma cadi lieve.