giovedì 25 gennaio 2018

La prima pagella...non si scorda mai!


Per il mio Giorgio di 6 anni, a metà febbraio arriverà il momento della prima pagella
Questo momento arriverà anche per noi genitori, che un pizzico di emozione non possiamo negarla. 



Parto dalla convinzione che la pagella serve: segna un punto fermo e dà l’occasione per parlare in famiglia della scuola, non solo in termini di rendimento ma anche e soprattutto in termini di impegno.
Sono però anche preoccupata rispetto al rischio che sta dietro ai voti numerici, perché dietro ai voti si cela un mondo, che purtroppo però i voti riescono solo parzialmente a raccontare: qual è il metodo di studio e apprendimento del proprio figlio? Qual è l’impegno messo in campo? Quale modalità di socializzazione la fa da padrona? Quale maturità è stata raggiunta?


Il voto non proprio brillante delude a volte le aspettative degli adulti e, anche quando non lo dà a vedere, è motivo di frustrazione per il bambino. Può essere la spia di un qualche disagio che quindi va interpretato a fondo, al di là dei numeri. Un calo può essere anche fisiologico: per i bambini la scuola è un lavoro faticoso da un punto di vista fisico-mentale, specie considerando il “grande salto” tra la scuola dell’infanzia (più giocosa e motoria) e la scuola primaria (più seriosa e sedentaria). A volte si riesce a migliorare intervenendo sul metodo di studio oppure sulle modalità di relazione intrecciate a scuola e in famiglia, con i propri pari (compagni, fratelli) o con gli adulti (insegnanti, genitori e parenti). Fondamentale è mantenere sempre una buona alleanza tra scuola e famiglia e non screditare mai agli occhi dei figli gli insegnanti: questo va a distruggere quell’“alleanza educativa” che è alla base di ogni buon processo di crescita ed istruzione.


Anche il voto molto brillante va gestito nel migliore dei modi: merita gratificazione l’impegno ma può essere controproducente ripetere al figlio che è stato “bravissimo” o ricoprirlo di premi o regali. Un bel voto rappresenta un passo, non l’intero viaggio.


La differenza fondamentale tra il voto e il giudizio è che mentre il primo è facilmente oggetto di confronti il secondo, essendo più descrittivo, sfugge ai paragoni. Sta allora agli adulti di riferimento, insegnanti e famiglie insieme, supportare i bambini perché si evitino il più possibile – in classe e a casa - l’individuazione del “più bravo”, del “più scarso”, o comunque la pressione data da una competizione malata. Perché c’è anche un senso di competizione più sano al quale però ci si allena crescendo, affacciandosi alle scuole superiori e/o universitarie prima, e al mondo del lavoro poi.


Un poco di spazio per il giudizio a dire il vero c’è, nella scuola primaria: è lasciato soprattutto alla valutazione sul comportamento e, per chi lo segue, sull’insegnamento di religione, o a integrazioni del voto con lettere e descrittori. E, ancora di più, a tutto quello che gli insegnanti potranno aggiungere durante il momento della consegna della pagella, che è bene mantenere sempre, al di là della comoda possibilità di consultare la pagella tramite il registro elettronico.



Che il voto sia brillante o meno, va dimostrato ai figli quotidianamente che il nostro amore è “a prescindere” dai numeri e dai risultati, che quello che ci interessa è “il massimo impegno possibile” e la possibilità di confidare in famiglia le eventuali difficoltà.

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