domenica 30 giugno 2013

FILASTROCCA MARINA...da canticchiare sotto all'ombrellone!!!


 

Quanta sabbia qui per terra tutta quanta da acciuffare,

ora riempio il mio secchiello e lo vado ad innaffiare:

voglio fare un bel castello alto quasi fino al sole

e una pappa preparare con un pizzico di sale!

Quando poi son tutto sporco e la mamma mia borbotta 
voglio correr fino al mare sulla sabbia che già scotta

tra gli spruzzi saltellare come un pesce bello grosso
e i bacini a babbo e mamma regalare a più non posso!   

 

sabato 22 giugno 2013

E se fa i capricci...??!!

Quando il bimbo fa i capricci...Mette a dura prova la nostra pazienza.
Prima di tutto però dobbiamo davvero capire se sta facendo i capricci
o, se invece, sta cercando di comunicarci bisogni importanti.

Il beneficio del dubbio lo merita anche il bimbo più birichino del pianeta,
anche se è facile per la mamma stanca correre subito a facili conclusioni.

Non è un capriccio se il bimbo scalpita o piange per:
- fame
- sete
- sonno
- paura

Tutte le altre situazioni, invece, possono essere inquadrate come capricci.

E' una semplificazione ma se riusciamo ad escludere che ci sia in ballo
uno dei bisogni più sopra elencati, allora non ci resta che ideare
la strategia migliore per evitare che il capriccio duri più del dovuto!

A mio parere tre sono i segreti fondamentali (anche se a volte non bastano!)

1) E' importantissimo che il nostro "NO" sia chiaro:
se diciamo "NO" con il sorriso o ridendo allora per il bimbo sarà come che diciamo "SI'"

Non dimentichiamo mai che, tra comunicazione verbale e comunicazione non verbale,
ha la meglio sempre la comunicazione non verbale, quindi se a parole neghiamo una cosa
ma con i nostri gesti, la nostra mimica, la nostra voce la permettiamo, stiamo pur certi
che il nostro bimbo interpreterà il nostro input come un "fai pure, in fondo è divertente".

Questo non vuol dire che dobbiamo urlare "no" (anche se a volte non se ne può proprio fare a meno!)
Semplicemente dobbiamo dire "no" con una voce più ferma del solito,
e una faccia coerente con il nostro comando.

2) Spiegare perché non si può fare qualcosa non serve
quasi a nulla, specie se il bimbo è ancora piccolo.

Un bimbo, specie se piccolo, quando è arrabbiato non è interessato alle nostre spiegazioni.
Gli interessa soltanto potere o non poter fare una cosa.
Anzi, se ci mettiamo ad argomentare il nostro rifiuto rischiamo di fare confusione,
e rendere meno chiaro il nostro "no". Finché non è più grandicello, quindi,
limitiamoci a dare comandi semplici, coerenti, ripetitivi.

Con un bimbo piccolo, potremo eventualmente spiegare il perché e per come
quando si è calmato, magari con l'aiuto di un bel librino sulla rabbia.

3) E' importante che tutti i protagonisti del contesto diano indicazioni simili, se non uguali.

E' vero che i nonni, giustamente, concedono qualcosa in più
e che i genitori, giustamente, concedono qualcosa in meno
ma è altrettanto vero che, sulle cose fondamentali, bisogna dare gli stessi comandi.

Accordiamoci quindi con i nonni e con tutte le altre figure
che trascorrono molto tempo con il bimbo
su quelli che sono i divieti fondamentali:
la contraddizione è da evitare il più possibile, per ciò che conta. 

Per il resto, il bimbo imparerà prestissimo che cosa il nonno gli concede e la mamma no,
e questo è soltanto il "gioco delle parti", salutare ed educativo.

Per concludere non è affatto facile, il capriccio è qualcosa che infastidisce
e può far arrabbiare anche la mamma più tranquilla, ciò che conta è cercare
di accompagnare il bimbo nella sua crescita con fermezza,
e sentire che il "no" è tanto educativo quanto il "sì".

Solo così il bimbo saprà affrontare le sconfitte
e le delusioni, in futuro, con una buona corazza personale.

domenica 16 giugno 2013

Com'è possibile dimenticarsi il proprio bimbo al caldo in automobile...???

E' arrivata l'estate: tempo di mare, leggerezza, vanità.

Vorrei anch'io soltanto sorridere e parlare di tintarella
ma i giornali mi parlano di una "tragedia sotto il sole" che ha dell'incredibile.

Perché è incredibile che un buon padre di famiglia possa dimenticarsi
il proprio bimbo in automobile, senza lasciarlo all'asilo.
E ritrovarlo infuocato e senza vita.

E' incredibile ma succede...perché PUO' succedere
e non c'è nemmeno tanto da meravigliarsi.

E' il nostro cervello che può andare in tilt, dicono gli psicologi  come me.
E, aggiungo io, l'amore per i propri figli non evita il peggio.

Quell'uomo ha già la sua colpa, non serve accusarlo di omicidio colposo.

Quel padre, se riuscirà a sopravvivere a quel Dolore,
avrà per tutta la vita addosso quella immensa Colpa e un'incommensurabile Pena.
E quella madre non potrà non incolparlo, anche se si sforzerà di non farlo:
sarà quello il Tribunale più duro che esista al mondo, altro che pena di morte.

Perché? Mi chiedo.

Non vorrei banalizzare ma credo che al di là del cervello che vada in tilt
queste tragedie nascano dal fatto che viviamo troppo freneticamente.
Il cervello scoppia quando lo riempio di troppe informazioni,
troppe scadenze, troppe responsabilità, troppe amarezze,
troppe parole negative, troppi "se" e troppi "ma".

Se imparassimo a vivere più lentamente forse vivremmo ogni fase
della giornata con più consapevolezza, più sapore, più fame di ogni istante.

E poi basterebbe poco, per evitare tragedie come quella del padre di Piacenza.
Basterebbe che all'asilo si telefonasse a chi manca,
basterebbe non limitarsi ad una crocetta sui bimbi assenti,
basterebbe interessarsi agli altri non solo per il registro.

No, questa tragedia non è responsabilità della scuola
ma insegna come basterebbe solo
un po' di altruismo in più per poterla evitare.

E se da casa ci rispondessero che il bimbo ha la febbre avremmo fatto
solamente una telefonata in più, ci saremmo forse disturbati senza necessità.

Ma prima o poi capiterebbe la "telefonata che salva la vita",
e non sarebbe solo lo spot di un'antica e fortunata pubblicità.

sabato 1 giugno 2013

Perché non scrivere una lettera al proprio amore??!!

E' vero, la scrittura è per me una sorta di virus, un po' come la musica,
ma credo davvero che abbia ancora un potere ineguagliabile,
anche e soprattutto all'interno di una storia d'amore,
anche e soprattutto dopo che nasce un bambino,
quando ogni scusa deve essere buona per dedicare
attenzioni non solo al "prepotente" neonato ma anche
a chi con noi, da tanto più tempo, condivide emozioni, fatiche e gioie!

Io mio marito molto spesso lo rimprovero come "una professoressa"
(così mi chiama lui) ma provo a farmi perdonare anche così:

 http://blog.mammenellarete.it/slider/dedicato-a-te-il-mio-amore/


Provateci anche voi...Sortirà un bell'effetto,
soprattutto se di solito non siete avvezzi a questo tipo di cose!
(mio marito ormai non si stupisce più di questo mio lato sdolcinato!!!)